UNA MOTO PER AMICA

Il giorno della Regina

Sole, aria leggera e pulita, temperatura primaverile.

Così mi saluta questa fantastica mattina anche se siamo appena entrati nella stagione delle foglie che cadono.

In un giorno così, uno scrittore si sarebbe beato nella descrizione aulica di questa splendida giornata; un artista dei colori avrebbe pennellato sulla sua tela un paesaggio da sogno; un amante della natura avrebbe goduto dei tiepidi raggi autunnali, dell’odore dell’erba ai bordi dei sentieri ed avrebbe portato i suoi passi su una stradina fuori mano per salire verso l’azzurro terso di questo cielo meraviglioso.

Io, pur amando la letteratura, non sono uno scrittore; non sono neanche Monet, tuttavia mi incanto davanti alle sue opere. Inoltre, adoro la natura e lo starci dentro con tutti i sensi. Ma, essendo un adepto della setta dei cavalieri con caschi, stivali e guanti, per me la descrizione di questa stupenda domenica di inizio ottobre si riassume in sole quattro magiche parole:

Una giornata da moto”.

Allora, mentre il letterato guarda il cielo con sguardo sognante, mentre il pittore mescola i colori sulla tavolozza ed il naturista indossa gli scarponcini per incamminarsi verso verdi sentieri, io ho già sulla pelle la divisa dei cavalieri del nostro ordine e sono già in sella alla mia cavalcatura d’acciaio, con il polso destro pronto a ruotare l’acceleratore e l’indice e il medio della mano sinistra pronti a rilasciare la frizione per partire.

Accade però quello che non mi aspetto. “Che ne pensi se, con questa splendida giornata, ti facessi compagnia? Un giro breve, però, sai che non mi va di stare troppo in sella. Magari andiamo in un posto all’aperto, ad ammirare un bel panorama”.

E’ lei, mia moglie che, ahimè, non va pazza per la moto. Certo, ogni tanto, sono talmente persuasivo da convincerla a farsi un giro, anche un piccolo tour, se le previsioni meteo sono eccezionali ma, di sua sponte, udirla di unirsi all’uscita è davvero un evento memorabile.

Non le concedo nemmeno il tempo di realizzare quanto appena detto e, prima che ci possa ripensare, quasi la prendo in braccio per farla montare su. Perfetto, accesi gli interfono ai caschi, si va, con dolcezza….

Oggi si tiene la “manetta” sotto controllo, non si “stacca” al limite e, soprattutto, si “piega” giusto il necessario. Bisogna dosare tutti questi ingredienti come nelle ricette di cucina: Q.B. (quanto basta).

Inizio facile, strada a 4 corsie, così la “zavorrina” parte rilassata (per i non addetti: zavorrina non è un dispregiativo, anzi è l’amorevole vezzeggiativo utilizzato quando il passeggero è la tua compagna).

Grazie amore” – penso (ma mi guardo bene dal dirglielo). Andare su una doppia corsia a nemmeno 100 all’ora, mi dà proprio il senso della passeggiata, dona una ritrovata tranquillità che la vita frenetica di ogni giorno spesso toglie. Il vento è leggero e non ho bisogno neppure di inclinare il busto in avanti per fendere meglio l’aria, l’andatura è da crociera.

Ma che siamo mica sulla Love Boat?

Si sa, tutte le strade portano a Roma; allora, facendo finta di niente, fischiettando dentro il casco per simulare una certa indifferenza (lei mi sente con l’interfono), casualmente imbocco la via più lunga ed un po’ più tortuosa. E, come per incanto, la strada si restringe perdendosi dietro la prima collina per poi riapparire aldilà dopo aver curvato tre o quattro volte. E così, una collina dietro l’altra, senza tornanti (a lei non piacciono molto) ma con dolci curve che si agganciano a dossi e cunette, faccio scorrere la moto con “pieghe” altrettanto dolci e sinuose. Lo ammetto, qualcuna (di piega) l’ho fatta avvicinando troppo le ginocchia alla pista, pardon all’asfalto. L’ho capito dalle sue mani che sono passate dai maniglioni ai miei fianchi e, curva dopo curva, sempre di più, intorno al mio giro vita e sempre più strette. Nell’interfono però non ho sentito nulla, nessun rimprovero! Solo un abbraccio, diciamo più affettuoso, ed il suo petto appiccicato alla mia schiena.

Le donne sono meravigliose perché riescono ad amare chiunque. Forse perché sono anche madri. Guardate la mia, ora, in questo momento, nonostante un pizzico di adrenalina in eccesso (chiamiamola pure fifa), riesce ad amarmi come uomo e ad amare il bambino che è in me che si diverte su questo luna park fatto di colline ed asfalto.

Grazie amore” – penso nuovamente.

Si, siamo proprio sulla Love Boat.

Dopo aver attraversato un suggestivo ponte…

e sporcato il battistrada con un breve ed innocuo sterrato, fermo l’anteriore sul ciglio di una gravina (un canyon di casa nostra) e, porgendo la mano ancora guantata alla mia Regina, la aiuto a scendere dalla carrozza, ehm dalla moto, e la invito a godersi lo spettacolo che è in scena dall’altra parte.

Le regine, si sa, non devono ottenere permessi da nessuno e, giusto l’attimo per far si che la cavalcatura si regga in piedi da sola, la perdo di vista. E’ già oltre, eccola ora incantata, quasi in mistica contemplazione, sul bordo del dirupo, a fare suo con gli occhi tutto lo spettacolo che la vista adesso le offre.

Si è lasciata alle spalle tutto il mondo (anche le curve un po’ troppo piegate) ed è rimasta lì, per diversi minuti, ad appagare i propri sensi come una regina farebbe volgendo lo sguardo verso i confini del suo regno.

L’insieme che si apre in fondo all’orizzonte, tra la vastità del creato celeste e l’ospitalità del creato terreno è un perfetto abbraccio che vede protagonisti la natura e l’uomo. Si, perché, senza l’opera dell’uomo, che ha saputo ergere un abitato così armonico, l’altra sponda della gravina forse sarebbe rimasta solo una rupe deserta e desolata mentre, senza un paesaggio così meraviglioso, probabilmente quelle case sarebbero apparse come un presepe senza anima.

E’ straordinario quando si ha la fortuna di trovarsi di fronte ad un così magistrale sodalizio tra l’opera della natura e l’opera dell’uomo, dove l’una non prevale sull’altra ma sono una elemento dell’altra e viceversa.

Dovrebbe accadere più spesso! Avremmo un mondo migliore e più bello e potremmo andare fieri dell’eredità da lasciare ai nostri figli.

Ne è valsa veramente la pena. Anche se il giro è stato breve, e non proprio una giostra motociclistica, è stato comunque fantastico.

Allora… se la favola della mia regina ha stimolato la vostra curiosità e volete portarci la vostra (di regina), fatelo quando c’è una bella giornata, ne vale la pena.

Con mia moglie, partendo da Altamura (BA) siamo andati al Belvedere di Murgia Timone, vicino Matera, capitale europea della cultura 2019. Questo suggestivo luogo è una platea privilegiata per ammirare la Città dei Sassi nel suo splendido skyline.

Vi sono anche delle splendide cavità rupestri raggiungibili con pochi passi a piedi dal punto in cui poserete le ruote della vostra cavalcatura.

Poi, obbligatoriamente, salvo che non vogliate perdervi qualcosa di veramente unico e inimitabile, non potete esimervi dal visitare il cuore della città, la sua parte più antica, i Sassi, Patrimonio Mondiale dell’Umanità dal 1993.

http://www.isassidimatera.com/storia/

Noi per arrivarci abbiamo calcato un percorso non convenzionale, che, se volete, potete scaricare con il link sottostante:

https://www.google.it/maps/dir/Altamura,+BA/40.6591255,16.5153564/Belvedere+di+Murgia+Timone+(Belvedere+su+Matera+e+Sassi),+Contrada+Murgia+Timone,+Matera,+MT/@40.7216058,16.5983133,12z/data=!4m25!4m24!1m10!1m1!1s0x13478771c52dacf7:0xe3d01f224e66b74b!2m2!1d16.5527874!2d40.8253924!3m4!1m2!1d16.5484981!2d40.7296817!3s0x1347800fbab29753:0x812fe92b3a630943!1m5!3m4!1m2!1d16.5855642!2d40.680101!3s0x13477f06f91c9773:0x18fe5b5c360c2cd3!1m5!1m1!1s0x13477ed9c2dd0fe7:0x4de25d7fb662c1d2!2m2!1d16.6177654!2d40.6638182!3e0?hl=it

Il giorno della Reginaultima modifica: 2019-07-26T09:26:04+02:00da
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