Perché questo blog…

Guido la moto e non lo faccio perché devo arrivare prima o perché devo allenarmi per arrivare primo ma perché non posso farne a meno. Ne sento il bisogno, quasi una necessità primordiale.

E quando la inforco è come una “stargate”, una porta che si apre verso un mondo nuovo, o meglio,  un mondo che esiste già ma che, d’incanto, si trasforma in magia, meraviglia che appare dopo ogni curva,  quando “si piega” seguendo le spire di una via costellata di tornanti.

Come tutti, anch’io navigo nella rete e spesso butto l’ancora nella lettura dei tanti blog che scrivono di viaggi in moto, che descrivono minuziosamente gli itinerari suggerendo le strade alternative alle principali, quelle che più piacciono a noi motociclisti, oppure che espongono utilissimi consigli di guida ecc. ecc. ecc…

Molti di questi blog sono davvero interessanti e ben fatti ed io ne traggo spesso dei suggerimenti. Grazie a tutti coloro che vi si dedicano, impiegando parte del loro tempo per condividere le loro belle esperienze.

Vista la mia passione per la scrittura, sono stato anch’io preso più volte dall’impulso di aprire un blog.

“Non obbligatoriamente un blog per motociclisti” – pensai la prima volta che azzardai l’idea di scrivere in rete – ma poi la vocina della coscienza ed il grillo parlante, che dimorano in me e che spesso mi riportano nella giusta direzione quando sto per uscire fuori strada, mi ripresero per i capelli (e solo loro ci possono riuscire visto che ho una boccia pelata) dicendomi con beffardo sfottò: “A chi vuoi darla a bere se non pensi ad altro! Se proprio pensi di poter lasciare la tua impronta nella rete, fallo lasciando quella del battistrada!” Dovetti ammettere che, come al solito, avevano ragione loro ma non avanzavo nella mia strana idea poiché non mi andava di aprire un blog simile a quelli che, tanti e molto validi, già c’erano. Così indugiai fino a che…

L’idea si è fatta strada quel giorno che, durante uno dei miei giri erranti, perso nella ragnatela di strade e stradine su e giù per colline, nella bucolica Lucania, mi sono fermato, per chiedere indicazioni stradali, presso un baretto sperduto dove, all’ombra di un porticato di fortuna, intorno ad un tavolino traballante, vociavano, giocando a briscola, quattro arzilli vecchietti in canottiera e paglietta sulla testa, mentre una signora di mezza età, seduta in disparte su una specie di panchina, mondava della verdura di campo. Un caldissimo giorno di inizio giugno, io arrivo portando con me il rombo della mia cavalcatura, tutto bardato con la mia armatura da motociclista, un marziano dalla testa bianca, nera e verde (i colori del mio casco), ed entro nel bar per farmi illuminare sul tragitto. Fa caldo e cedo ad un fresco gelato che vado a gustare all’ombra del porticato. “Posso”? Chiedo alla signora. Accanto a lei, sulla panchina, c’è uno spazietto per potermi sedere. Ottenuto il consenso con un amichevole “Prego” mi accomodo e comincio a godere del fresco del gelato e, perché no, del porticato. Si vede che sto soffrendo il caldo dentro l’abbigliamento da marziano, si vede così tanto che la donna non riesce proprio a trattenersi: “Ma chi glielo fa fare”? Dentro di me lo so bene perché lo faccio, l’ho detto all’inizio, Stargate, porta di un mondo nuovo e magico fatto di curve, di “pieghe”, di tornanti e di serpentoni d’asfalto, di scalate di marcia  e di motore che aumenta di giri ecc. ecc. ecc. … Ma se con la signora, che continua a pulire la verdura, difendo la mia causa con questi argomenti sono perdente, vince lei…di sicuro! Allora comincio a narrarle che vivo il viaggio in moto come un’avventura, che, a differenza della macchina, pardon, dell’auto, girare con la moto è tutta un’altra cosa e che la noiosa strada fatta di tornanti, fino al paesino lassù, diventa una giostra, un luna park per bambini adulti, che io in moto sono nell’aria, la respiro direttamente attraverso il casco, che alzo la visiera non perché ho un caldo da morire (anche) ma perché è meraviglioso che gli odori del bosco, del fieno tagliato, delle masserie a bordo strada dove ci sono le mucche o le pecore, entrino, dalla porta principale, ad inebriarmi, perché non sono chiuso in macchina con il climatizzatore acceso a prendermi il mal di testa e la cervicale. Tutto questo le racconto. Ed è incredibile, alla signora che vive nella casetta isolata dietro il bar sperduto, alla quale sono apparso come un marziano matto, la mia storia è piaciuta, addirittura ha osato dire, zitta zitta per non farsi sentire dai vegliardi della briscola, “Bello, deve essere proprio bello”. Poi ha aggiunto, con corredo di sorrisetto compiaciuto, “Bello il motore (in gergo meridionale motore sta per motocicletta) se è come lo racconti tu”.

Già, il punto è proprio questo, come l’ho raccontata io. Ma io ho riportato alla donna la seconda versione, quella di riserva e mi sono accorto che ho raccontato una specie di favola che però ho vissuto di persona e vivo ogni volta che monto in sella e comincio ad andare…

Allora penso: “Chissà, forse ‘ste favolette non piacciono solo alle signore campestri dei bar sperduti, ma, cavolo, piacciono anche a me che sono urbano e non mi è mai capitato di pulire la verdura sul bordo di una stradina di montagna. Sai che c’è? E se me le raccontassi ogni volta che torno da un giro? E perché no? E che male ci sarebbe se le raccontassi anche qui, per voi, per chi ha voglia di ascoltarle (ehmm di leggerle)? Anche se non siete dei motociclisti o delle signore intente a pulire la verdura?

Nel caso, per salvarvi (da me) c’è sempre la  X  in alto a destra.

Se invece siete ancora qui ed avete voglia di continuare allora benvenuti in sella, io provo, insieme  a voi a…….

………..mettere in “moto” le favole20181115_115333-min

 

Perché questo blog…ultima modifica: 2019-07-17T22:19:15+02:00da diabolikgs63