Le Terre del silenzio (Sila e dintorni)

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Nasce così, all’improvviso, quando agosto conta i suoi ultimi giorni, la nostra idea (mia e di mio figlio) di puntare in direzione sud, verso la punta del nostro Stivale, dove se vai oltre, come dicono i nostri amici siciliani, lasci “il continente”.

Già sappiamo che ad attenderci c’è una regione meravigliosa ma averla sotto il battistrada delle nostre cavalcature d’acciaio è stata un’immersione in un “paese delle meraviglie”, spesso fuori dalle rotte dei bikers, che senza clamore custodisce luoghi incantati, naturali ed artistici, abitati da un popolo ospitale e generoso.

Territori variegati e sorprendenti, uniti da strade che fanno la gioia dei viandanti motorizzati a due ruote, ove lontano è il vociare tipico delle top-locality tanto da indurci a rinominarli

“Le Terre del silenzio”.

Dal nostro quartier generale, prima di giungere su una noiosa ed inevitabile statale a 4 corsie, non ci siamo fatti mancare la serpentina che scorre tra i meravigliosi e misteriosi Calanchi lucani (se volete approfondire leggete il mio articolo “A spasso nell’anima”). Nonostante abbia percorso le strade che li attraversano numerose volte, è sempre emozionante ritrovarsi (e questo può succedere soltanto se sei in sella ad una due ruote) a tu per tu con queste terre uniche, emerse dal mare circa 2 milioni di anni fa.

Lasciato il Far West dei Calanchi siamo, ahinoi, sulla 4 corsie per circa un centinaio di chilometri. La voglia di lasciarla al più presto ci fa “strizzare l’occhio” da un paio di autovelox che, a distanza di molti giorni dopo, non si sa mai ci fossimo dimenticati del nostro viaggio, ci hanno recapitato a casa qualche “ricordino” non troppo piacevole, grrrrrrrrrrr.

Ragazzi, si che la 4 corsie è noiosa ma ne sarà valsa davvero la pena. Quando la lasciamo parte ben presto il divertimento, laddove iniziamo ad addentrarci tra i rilievi, dapprima collinari e poi montuosi della terra che stiamo per esplorare.

Di passaggio incontriamo la prima opera d’arte del nostro tragitto: è uno stupendo castello ducale del XI secolo, guardiano dell’intero borgo che, a cascata, sui pendii della collina che lo ospita, fa scorrere le proprie case.

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Il grazioso centro storico fa da cornice all’erta di  “sanpietrini” che si arrampica, tortuosa e sinuosa, fino alla antica residenza nobiliare. Le abitazioni che disegnano il profilo della salita al castello, non rispettano una cromaticità da piano urbanistico ma, forse, è proprio questo aspetto che caratterizza e rende piacevole il borgo. Il castello è davvero imponente ed elegante ed è sede museale.

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Da quassù la vista sulla valle sottostante è a 360 gradi.

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Adesso però è il momento di fare sul serio, ora si punta dritti dritti al bersaglio, al punto di partenza e di arrivo del nostro tour che, con un percorso ad anello, ci condurrà, attraverso una giostra di strade statali e provinciali, in località che non incontri per caso, ci devi proprio andare.

Lasciamo il borgo ed il suo castello e, naturalmente, scegliamo di far girare le nostre ruote su una provinciale che, letteralmente, si arrampica sul dorso della collina/montagna che protegge il centro abitato; è una vera e propria scalata che si compie attraverso un susseguirsi di tornanti talmente ravvicinati che, se li guardi dal basso verso l’alto, assomigliano ad una immensa scala a chiocciola che sale, sale e sale ancora. Ragazzi credeteci, bisognerebbe pagare il biglietto per farla, è troppo divertente!

La provinciale a volte si aggroviglia su sé stessa con curve acutissime che salgono e scendono, emulando un ottovolante, sui pendii del massiccio montuoso attraversato, passando silenziosa dentro frazioni rurali ancora più silenziose, composte da poche e sparute case abitate da fiere genti contadine.

Siamo in montagna dove, si sa, anche d’estate le piogge non si fanno desiderare e noi potevamo farcela mancare? Scende giù davvero copiosa e ci trova nella fase discendente verso valle, scorrendo insieme a noi giù per l’asfalto che, a tratti, si trasforma in un torrente attraverso il bosco che stiamo attraversando. Qualcuno ha una canoa? Forse in questo momento ci sarebbe più utile!

Fine giornata. Approdiamo (è proprio il caso di dirlo vista la “navigata”) nel comune più popoloso del gruppo montuoso (siamo a circa 1.050 m.s.l.m.) e, dopo esserci doverosamente asciugati, confortati da un bellissimo e ritrovato sole, visitiamo l’Abbazia Florense simbolo della cittadina.

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All’indomani ricchissima colazione e partenza verso una vista a dir poco spettacolare offerta, gratuitamente, dalla splendida natura di questo luogo in sinergia con la sapiente opera dell’uomo che, con uno sbarramento artificiale, si insomma con una diga, ha creato un lago perfettamente incorniciato dai litorali boschivi delle alte colline circostanti (circa 1.300 m.s.l.m.).

L’ora di buon mattino dona una luce non ancora abbacinante e l’aria lacustre assume un colore azzurro tenue che riposa gli occhi, lo spirito e la mente. Ci perdiamo…….

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La rotta prosegue su una meravigliosa provinciale che semina le proprie curve mantenendo lo specchio lacustre sulla destra ed i rigogliosi boschi, posati sui declivi, sulla sinistra.

La strada è in ottimo stato e le “pieghe” messe in bella mostra per seguire le curve del serpentone asfaltato permettono alle ginocchia di accarezzare quasi il pavé. Il bosco è fantastico e rigoglioso a tal punto che, in alcuni tratti, i rami più lunghi degli alberi più grandi archeggiano sul tragitto formando delle verdi gallerie naturali, dove i raggi del sole, già alto, filtrano a malapena.

In montagna naturalmente non possono mancare le fontane alimentate dall’acqua sorgiva che, freschissima e purissima, attrae i viandanti per un doveroso approvvigionamento e noi, ovviamente, ne approfittiamo.

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Abbiamo appena lasciato un lago che siamo diretti verso un altro. L’origine è la stessa (lago artificiale), ma la destinazione è soltanto una scusa per far girare ancora le ruote delle nostre cavalcature su strade incastonate perfettamente in una splendida cornice naturale prevalentemente montuosa e boschiva.

Ciò che colpisce attraversando questi territori è la pace dei luoghi, il silenzio dei laghi, dei boschi e dei monti. E’ un concerto dedicato a chi ha i timpani inquinati dai frastuoni cittadini. Il rombo dei nostri motori non risulta però essere una “nota stonata”, ma questa è un’affermazione di parte, lo ammetto.

Conducendo i “cavalli” posti sotto i nostri serbatoi in contrade rurali, giungiamo in un caratteristico villaggio montano (poco oltre i 1.300 m.s.l.m.) posto anch’esso sulle sponde di un lago, creato magistralmente dall’opera dell’uomo. Esso è meravigliosamente integrato nell’area che lo accoglie tanto da assomigliare ad un’oasi. Qui i nostri cavalli rombanti incontrano i loro “cugini”, ma questi sono davvero fantastici.

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Tutto sto girare e l’aria di montagna risvegliano ben presto uno dei bisogni primordiali: mangiare!

Il mio compagno di viaggio mi comunica nell’interfono che il suo stomaco vuoto rantola e fa più rumore della sua marmitta. “Seguimi ancora per un po’, non te ne pentirai” ribatto, facendogli segno con la mano di  superarmi. Il navigatore indica tantissimi tornanti in sequenza e lui è più bravo di me nella specialità (con lui non lo ammetterò mai), non voglio rallentarlo! Tanto so che se mi perde prima o poi rallenterà e si farà raggiungere e, alla mia vista nei suoi retrovisori, inizierà con lo sfottò nell’interfono ed io, come sempre, starò al gioco dicendogli che rimango indietro solo per alimentare la sua auto-stima, sai com’è, è giovane!

E’ inutile sottolineare ancora la magia della strada che continua ad infilarsi tra gli alti fusti boschivi  senza mai essere invadente, appoggiandosi al crinale montuoso con tornanti che prima salgono verso la cima e poi ridiscendono verso valle dove, finalmente, arriva il momento di usare la destra non per dare gas ma per soddisfare la voragine apertasi nei nostri stomaci. Si mangiaaaa!!!

La sosta culinaria ha anch’essa il sapore del viaggio e non poteva essere altrimenti visto che stiamo per sederci a mangiare in un vecchio vagone ferroviario. Non ci sono parole….

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Calmati i morsi della fame con ottima cucina locale servita in una location a dir poco particolare, rimontiamo in sella, non per molti chilometri, giusto il tratto per raggiungere un incanto della natura, un luogo, protetto dalla FAI, dove il bosco ed i secoli hanno lavorato insieme dando vita  ad un mondo da favola popolato da “giganti buoni”.

La salutare (e digestiva!) passeggiata in questo luogo unico, ci fa incontrare creature gigantesche, altissime, talmente tanto protese verso il cielo da farci capire davvero quanto potente sia Madre Natura e quanto piccolo sia l’uomo che si illude di dominarla.

Vabbè… questa è un’altra storia…

Godiamoci insieme questa meraviglia!

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Usciti dal territorio dei “giganti buoni”, portando nei nostri occhi ancora l’immagine della loro buona maestosità e nelle nostre narici il profumo della foresta incantata, scendiamo dai 1.400 metri ai 1.200 per fare giusto una passatina da uno dei più conosciuti centri turistici della zona. Vabbé terre del silenzio, ma ogni tanto un po’ di casino non guasta, soprattutto se hai bisogno di fermarti per scegliere qualche souvenir da portare a casa, sennò le zavorrine appiedate chi le sente!!

Lasciato il vivace comune montano, attraverso la statale ritorniamo al punto di partenza del nostro tour da dove, in teoria, avremmo dovuto poi prendere la strada per rientrare a casa, ma, si sa, ogni viaggiatore fa tesoro degli scambi avuti durante il proprio andare e non si fa certo pregare se deve fare deviazioni per recarsi in posti che gli sono stati suggeriti, magari mangiando, per merenda, un panino con salsiccia al chiosco della piazza.

E’ incredibile come, anche chi non ha mai guidato una moto si innamora del mondo che essa rappresenta e sa per certo, anche se nessuno glielo ha detto, che noi, persone vestite con moderne armature ed elmi, adoriamo i tragitti tortuosi che si infilano in angoli remoti, passando per paesaggi che rapiscono i nostri occhi.

“Dovete tornare in Puglia? Volete evitare la statale dritta a 4 corsie? Ve la do io la direzione giusta!”

Come se idealmente il suggeritore di itinerari viaggiasse con noi e godesse della stessa nostra meraviglia a due ruote.

La strada lascia man mano i boschi ed i laghi per far posto a territori più aspri che però non mancano di ospitare strade che sembrano disegnate apposta per i cavalieri a due ruote. La mancanza degli alberi boschivi consente di allargare gli orizzonti visivi per farli spaziare in paesaggi che rapiscono gli occhi e ristorano l’anima, sorvolando (è proprio il caso di dirlo) borghi magistralmente incastonati tra le costole della montagna.

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Questo (circa 780 m.s.l.m.), in particolare nasconde un tesoro antico custodito nelle mani di meravigliose donne che tramandano, di madre in figlia, un’arte antica che si sviluppa tra trame ed orditi, generando tessuti preziosi dai colori magici. E’ l’arte della tessitura con i telai a mano. E’ fantastico osservare i movimenti, diventati ormai naturali, delle braccia e delle mani di queste signore che dal nulla creano delle opere d’arte che saranno magari un tappeto o uno scialle o un lenzuolo ecc. ecc….

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Impossibile non rimanere ammaliati da quei movimenti ed impossibile resistere all’attrazione delle meraviglie partorite da quelle sapienti mani. Uno sguardo tra me e mio figlio e la scelta è presto fatta. “Questo piccolo tappeto piacerà sicuramente a mamma (alias zavorrina appiedata)” esclama il mio compagno di viaggio. “Andata, questo lo portiamo a casa” , gli rispondo e, dopo una breve ma piacevole chiacchierata con la Penelope incontrata sulla nostra strada, riprendiamo la sequenza di curve che si snoda dal borgo di montagna verso la pianura, dove la strada pian piano si raddrizza seguendo un litorale lineare che ci conduce, passando attraverso il crepuscolo e la sera, verso casa.

Le Terre del Silenzio, e le strade che le solcano, sono diventate segni indelebili nella nostra memoria ed  hanno conquistato a pieno titolo un posto d’onore nei nostri ricordi migliori di viaggio, un viaggio costellato da paesaggi stupendi e persone meravigliose.

Con mio figlio, partendo da Altamura (BA), nel Parco dell’Alta Murgia (https://www.viaggiareinpuglia.it/at/29/parco/103/it/Parco-Nazionale-dell-Alta-Murgia-Gravina-in-Puglia-(Bari), abbiamo attraversato, evitando accuratamente le autostrade e, laddove possibile, le vie di grande comunicazione, la Basilicata (terra dei Calanchi – https://unamotoperamica.myblog.it/2019/10/20/a-spasso-nellanima/) per giungere nella stupenda Calabria ed in particolare nella meravigliosa Sila.

Abbiamo percorso le strade che ci hanno condotto ai tre laghi, autentiche perle di questo territorio.

Per chi volesse calpestare la stessa rotta siamo lieti e pronti a postare al volo l’itinerario compiuto.Lasciate il vostro contatto oppure contattatemi su Instagram (https://www.picuki.com/profile/unamotoperamica).

Buona moto a tutti.

Le Terre del silenzio (Sila e dintorni)ultima modifica: 2020-03-27T16:03:06+01:00da diabolikgs63
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